La Cattedrale del Mare

gennaio 16th, 2009

Non mi è parso giusto aver dedicato un post, seppur di critica, a “Il gioco dell’angelo” , senza poi scrivere un post su quello che secondo il mio modestissimo parere è un romanzo che davvero merita.

La cattedrale del mare, ambientato in epoca medievale, narra la storia di Arnau fin dalla sua nascita, in parallelo con la costruzione della Cattedrale del Mare di Barcellona. E’ un meraviglioso spaccato storico e politico dell’epoca, in cui sono inserite le vicende personali dei numerosi personaggi che vi si incontrano. Il protagonista, nonostante la fortuna decisamente avversa, rimane una persona di animo gentile, ma non stucchevole. E’ infatti capace di vendetta, verso coloro che gli han reso la vita un inferno nella sua infanzia. Non è il tipico eroe senza macchia, che mai sbaglia, però è decisamente umano e proprio per questo il lettore entra in sintonia con lui. La storia si dipana in 60 anni circa, raccontati in centinaia di pagine. Qualcuno vedendo il volume direbbe troppe. Eppure non è così. La mole del libro è giustificata dalla mole di avvenimenti. Nessuna pagina è sprecata in lunghe inutili descrizioni. Gli eventi si succedono a gran velocità, e non si può  far altro che chiedersi fino alla fine cosa altro può accadere. E’ la descrizione di una società e di un mondo attraverso gli occhi dei protagonisti. I dati storici e politici vengono dati al lettore proprio per comprendere la situazione ell’epoca. Anche volendo però ignorare l’aspetto storico del romanzo, cioè che rimane è forse la parte più emozionante. E’ una storia dove i sentimenti e le passioni guidano spesso le azioni dei protagonisti. Molti rimarranno feriti, alcuni si rialzeranno. O innalzeranno, come la Cattedrale che in quei 60 anni il popolo sta costruendo, per il popolo.

L’ho letto in spagnolo, perciò posso solo commentare lo stile dell’autore in originale. Spero che la traduzione abbia conservato l’estrema facilità di lettura. Anche nelle scene concitate, in quelle cruente, o in quelle in cui i protagonisti combattono le loro lotte interiori. Ho sentito critiche sulla descrizione psicologica delle protagoniste. Io non mi sento di farne. Anche loro, sono molto più umane e credibili delle principesse da favola e fanciulle ingenue ed indifese di molti romanzi. Qualcuno si lamenta del fatto che apparentemente tutte hanno subito un qualche tipo di violenza. E’ pur sempre una società medievale e loro non erano nobili, che ci si aspettava.

E’ un romanzo dove credo ognuno possa trovare elementi di interesse. Raccontato in modo da lasciarsi leggere velocemente, con descrizioni molto concrete, che non si lasciano prendere da romanticismi eccessivi. E’ duro a volte, come lo è anche la vita dei protagonisti. Ci sono buoni sentimenti, sì, come ci sono anche persone che agiscono solo per tornaconto personale e con cinismo.  Attraverso la vita del protagonista si parla di temi come la religione, l’Inquisizione, la peste, la guerra, i diritti dei nobili, rivolte popolari, politica. Ma anche di amore, passione, solidarietà, amicizia.

Decisamente consigliato, e vedrete che a dispetto del voluminoso libro,  non vi peserà leggerlo.

Tra Plaguer e Tombon

gennaio 16th, 2009

Mi raccomando, lavatevi i dentini perchè cose oscure accadono a vostra insaputa. E soprattutto, senza farsi notare.

Stavo bene, mi son ritrovata senza un dente. Si è improvvisamente spezzato senza aver dolore, e sempre senza aver dolore si è scoperto che una carie invisibile se l’era mangiato.  Il tutto ovviamente prima delle feste, il 24 dicembre. Ad oggi, mi ritrovo col dente devitalizzato con relativo dolore, tanta fame cronica, ed una capsula provvisoria. Inizierò a dover prendere frullatini e minestrine per bimbi per la mia sopravvivenza, sono giorni che non mangio. Anche perchè è un periodaccio, e di energie ne ho bisogno…molte più di quelle che ho.

Faccio un appello ai dentisti. Scegliete con più cura le vostre assistenti/tirocinanti. Ho tanta simpatia per loro, ma non possono perdersi pezzi mentre siete ad operare. “Mi è caduto lì…” “che ce lo hai portato a fare ” “per sterilizzarlo…ma è caduto dietro al mobile…” “e si riprende” “beh si…dopo spostavo” ” e se mi servisse tipo ora?” . Se ne è fatto a meno. “Mi passi lo strumento che riscalda e spinge? no…non quello…no…no…spetta. Ecco, questo. Si chiama Plaguer”. Ovviamente non si chiama così, ma dopo un’ora sotto i ferri e tanto dolore, il mio cervello ha recepito che lo strumento si chiamava così. Oggi ho sentito Tombon . Dubito fortemente che ci siano strumenti con questo nome, e non credo neanche di volermi informare, ho un brutto rapporto con le cose mediche. Quindi, Plaguer sia.

Dente a parte, da oggi inizia la fase centrale e critica del programma di laurea. Non ci sono opzioni, ce la devo fare è_é Anche se ho i crampi allo stomaco per la fame e non so come sto in piedi, ma ce la devo fare, anche se mi sento una tensione tremenda addosso perchè sento che molti ci contano e non aspettano altro. Se fallissi mi sentirei, senza eufemismi, una merda. Ma non ho neanche il tempo di pensarci che devo iniziare a lavorare. In qualche modo, devo resistere (anche alla fame, mi servirebbe qualche tecnica di concentrazione orientale, chissà xD).

Spot di videogame e donne

dicembre 3rd, 2008

Ho appena visto in rapida successione numerose pubblicità di videogame vari dove compaiono ragazze o donne. Mi han lasciato un’impressione triste davvero, per la figura delle ragazze che vogliono lasciar passare.

Esaminiamo il primo caso

Mario Kart Wii spot

Ovviamente troviamo una bella ragazza. E’ pur sempre la pubblicità di un videogioco, che per quanto se ne voglia dire continua ad essere un prodotto prevalentemente maschile. Indi per cui, ci vuole una bella ragazza, anche straniera che non guasta, ma non avrebbe fatto molta differenza. Non è questo il fatto che mi intristisce, anzi è ovvio usare modelle in pubblicità. Quello che mi perplime è il comportamento.

Alla Nintendo, ma è una moda generale, devono star puntando a catturare anche utenti di sesso femminile. Quindi, mostriamo che le donne videogiocano. Mostriamo che possono essere capaci. Mostriamo che possono persino essere più brave di certi ragazzi in alcuni casi. Non ho da ridire.

Ma, e lo dico che essere femminile che videogioca…perchè devono mostrare che una ragazza che videogioca è idiota? Perchè tutte quelle moine? Mi lascia perplessa…e mi lascia sempre con l’impressione che finchè verranno considerate come pubblico diverso da quello maschile mi dovrò sorbire immagini di questo genere. Se avvicinare le donne ai videogiochi comporta adottare questa visione dell’utenza femminile…no, grazie. Anche perchè non cambierà il fatto che si penserà ugualmente che certi giochi sono più “pro” e non adatti. Voglio dire, già è tanto se a fortuna vicono a Mario kart ‘ste ragazze. Con quel modo lì di giocare che hanno le donne, possono giocare solo a quelli fatti per loro…che mica sono come i maschi. Anche io mi diverto quando giocho, scherzo se sto in compagnia…ma boh, come un comune essere umano, come farebbe pure un ragazzo. Mi è sembrato esagerato.

Caso due

Giutar Hero on Tour spot

Per la gioia dei maschietti, visto che in Italia passa quello censurato, eccovi quello non censurato Guitar Hero uncensored spot

Qui il messaggio che sia una donna a giocare non passa neanche credo. Non credo neanche interessi al target dello spot. E’ tutto un bel pretesto per mostrare una bella donna poco vestita che si scatena con Guitar Hero. Ai maschietti piacerà, a onestamente io ci son rimasta po’ male quando l’ho vista. Avrei quasi preferito se la pubblicità fosse stata pensata come “bella ragazza con fare sensuale,atteggiamenti molto trasgressivi o rock, abiti provocanti, gioca a Guitar Hero e finisce la modalità expert”. In fondo il messaggio al pubblico maschile sarebbe stato sempre lo stesso. E forse io da pubblico femminile mi sarei sentita po’ meno male rispetto a vedere una, che per carità bellissima ma per me non ha attrattiva alcuna nè importanza, che  fa così davanti  Guitar Hero. Neanche giocando o mostrando mostrando qualcosa del gioco in sè. Ai ragazzi forse non interessava, ma ad una ragazza che non conosceva Guitar Hero, beh forse poteva essere utile.

Potrei poi passare a vedere le pubblicità dei vari “Giulia passione…” o di quell’aggeggetto che è “My life”, ma credo mi farebbe male.

Forse sono troppo critica, ma non credo neanche ci sia bisogno di trattare in modo diverso il pubblico femminile per avvicinarlo ai videogiochi.  E se poi questa è la visione che ne hanno le industrie di videogame.

Non credo che ci siano generi di videogiochi più adatti alle donne. Credo che, come per i ragazzi, ad alcune possono piacere ad altre no. Ad alcune può piacere un genere, ad altre no. Alcune possono essere brave, altre meno. Non c’è da fare pubblicità particolari per loro e darne una certa immagine.  Molte magari non li conoscono. Però già da quando uscì la Playstation, posso testimoniare che tutte quelle che conoscevo in casa ne avevano una. In pullman più di una portava il Game Boy (molto meno portatile di ora xD ). Credo piuttosto che di questo non se ne fossero accorte le industrie. Ora forse sì, e pensano che magari per espandere il mercato ci sia bisogno di prodotti e pubblicità adatte.

Non è vero. Pensate a fare videogame. Se sono buoni, e meglio innovativi, vedrete che saranno graditi a ragazzi e ragazze. Fare una pubblicità con più gameplay invece che una donna in preda a ilarità immotivata o svestita non aiuta minimamente.

Pluralità d’insegnanti

novembre 27th, 2008

“Ho voluto io che cambiaste professore madrelingua ogni mese, perchè è giusto che abbiate una pluralità di insegnamenti.

Dovete andare con tutti i professori…”

“Aaaah, e da mò che ci eravamo laureati professorè” Istintivo, ad alta voce, convinto.

Risa incontrollabili, persino la professoressa non può fare altro che mettersi a ridere.

“Che gaffe che ho fatto…beh no, sono minimo 3 anni per legge…”

“Seh seh, però vedeva come andavamo…lasciamo stare lasciamo stare va…”

Ma il criceto non scappava mai?

novembre 27th, 2008

Da quando ho ricominciato l’università devo dire che è uno degli episodi più esilarante che mi sia capitato. Premetto subito che non conoscevo, e non conosco, le persone protagoniste. Per quanto fossi tentata di “intervenire” ho una certa educazione o timidezza, che dir si voglia, e me ne son restata a trattenere le risate dietro l’angolo. Dietro l’angolo e seduta per terra, ma questo è un altro discorso.

Si era in 50 tutti allegramete seduti in terra davanti ad una sala adibita per l’emergenza ad aula. La disperazione ed il freddo nell’angusto corridoio evidentemente influirono.

E fu così che partì un canto disperato…la canzone di Yattaman. Seguita da risa e commenti tipo “ma come si chiamavano i cattivi…c’era Tonsula e…”. Poi sono passati ad argomenti più intellettuali “ma sapete che censuravano sailor moon perchè mentre si trasformavano erano nude? Neanche fossero state maschi oh…”. Ma ve la ricordate Charlotte? Se non ve la ricordavate, tutti però ricordavano “stava in mezzo alle capre cavalli…aveva tutto lei oh…che poi stava col criceto” “Ma sto criceto poi non scappava mai!”. Tralasciamo la visione distorta dettata dai ricordi che avesse tutto lei…era poco meno sfigata di Candy, ma se non altro era pochino più simpatica e soprattutto portava meno sfiga XD.

Fino alle misunderstood lyrics “Io ho capito che diceva la sigla di Jeeg Robot solo poco tempo fa quando me l’ha detta un mio amico…vola tra lampi di blu…e io che da piccola ero impressionata che mi immaginavo il robot che volava tra lapidi blu!” “Ma poi che sono i lampi di blu?! Erano meglio le lapidi!”. “E vi ricordate quel cartone con le streghe..come si chiamava quella cattiva e bella…”  “Ah, si, era Bia…ma l’altra…” Peccato, speravo partisse la canzone di Bia, sarebbe stato da ovazione. E li ho anche lasciati con l’interrogativo di come si chiamasse la strega bella. Dubito qualcuno arriverà mai qui, ma sappiate che era Noah XD

Non poteva mancare il momento calcistico. “Ve lo vedevate Holly e benji…io ci stavo in fissa…”. Statisticamente, i ragazzi pare preferissero lo stratega Ross, anche ad alcune ragazze piaceva. Una era innamorata di Holly. Un’altra di Landers “ah, vi ricordate tutti che andavamo in giro a giocare a pallore con le maniche rigirate per fare come lui…” Si, me lo ricordo pure io, pure a pallavolo avevo chi lo faceva xD  Benji odiato dai più, pare che se non fosse esistito sarebbero stati tutti più contenti.

Poi qualcuno è venuto ad aprire la porta del Purgatorio, e forse Inferno data la temperatura che la stanza da 5 persone assume quando ci entriamo in 200. Ovviamente, ci lasciano gentilmente i termosifoni accesi, paretre a vetri che dà sul lato assolato, finestre che non si possono aprire.

Il siparietto è terminato, ma è stato davvero carino… un po’ di divertimento in quel luogo abbastanza deprimente.

Il “gioco” dell’angelo

novembre 26th, 2008

Più che gioco, è una presa in giro.

In preda all’indignazione, sento che devo mettere in guardia da questo libro. Il gioco dell’angelo è il libro che ho dovuto leggere in questi giorni in spagnolo. E’ uscito anche in lingua italiana, perciò attenzione.

Il Nostro, è un ragazzo che ha avuto una infanzia difficile. Dopo varie vicissitudini diventa uno scrittore (sotto pseudonimo, pubblica una serie dal nome “La città dei maledetti”…) e si stabilisce in una vecchia casa che, guarda il caso, era abbandonata da 20 anni ma lo aveva sempre attratto. Fin qui, sembra una storia molto noir che può stare in piedi. Intendiamoci, non ho nulla contro il fantastico come genere, anzi. Non mi aspettavo per forza una storia gotica come quelle di Ann Radcliffe, in cuiatmosfere e situazioni misteriose trovavano una spiegazione razionale. Ammetto che mi sarebbe ardentemente piaciuto, soprattutto mentre mi avvicinavo alla conclusione, trovare delle spiegazioni.  Non volevo per forza una spiegazione a tutto. Ma dal lasciare il lettore col dubbio, a lasciarlo con lacune che minano la comprensione del testo…

Ho anche temuto in più punti di girare la pagina e scoprire che tutto quello che avevo letto era solo una specie di sogno, o delirio. Non è stato così apparentemente, ma lo avrei preferito. Avrei preferito, perchè almeno in questo modo, nel mondo del sogno, tutto poteva essere ammissibile, anche le incongruenze e i fatti non legati o spiegati. Invece, pare, si insiste fino alla fine nel far credere che tutto sia accaduto in un mondo reale.

Una malattia mortale che sparisce dopo un “sogno”, un storia d’amore ovviamente tormentata, un sospetto editore, un libro “maledetto” quanto il suo autore apparentemente morto in circostanze mai chiarite del tutto, una scia di omicidi che seguono il protagonista ovunque passi nella sua ricerca della soluzione del mistero…

Soluzione del mistero che non sperate di avere del tutto. Ho l’impressione che non sapesse più come uscire dalla matassa che aveva creato. Alla fine del libro, ho come l’impressione che siano state lasciate all’interpretazione del lettore un po’ troppi episodi. Concordo sull’idea del libro aperto, concordo sul fatto che il lettore debba saper leggere tra le righe, e riempire con la sua immaginazione il testo. Ma è anche vero che deve essere lo scrittore a farlo, ad indirizzare e limitare l’immaginazione. In questo caso bisogna fare un certo sforzo per immaginare la spiegazione dei fatti, e non si è certo convinti poi di aver compreso.

Il finale sembra un film già visto. Combattimento su una funivia sospesi nell’aria, un proiettle che non raggiunge l’obiettivo perchè coperto da un libro…morti che non sono morti, torce umane, case in fiamme, la fuga dalla città…e il sovrannaturale di nuovo che risolve tutto. Immortalità, ricompaiono personaggi che sono come entità, di sicuro però non angeliche, e una bambina. Dal nulla. Probabilmente sta a significare la rinascita. Un po’ “amaro” come regalo finale al nostro protagonista.

Ha un solo pregio. La scrittura è scorrevole, alcune scene sono abbastanza ben riuscite e d’effetto, anche se sanno di già visto o letto. Per quanto riguarda i dialoghi, son passabili alcuni con certe punte di ironia, però si arriva spesso a dialoghi pseudo-filosofici e religiosi che stentano davvero a convincere con le loro argomentazioni.  Le descrizioni sono in alcuni tratti inutili e davvero si potevano evitare. Due pagine sul come il protagonista è uscito a comprare due biglietti del treno erano eccessive, per esempio…o il numero righe che impiega per passare da una via all’altra della città.  Capisco il desiderio di dare un senso di realtà, ma le descrizioni erano davvero ridondanti in certi punti. Sono però abituata a leggere libri con descrizioni di ambienti dettagliate, e la cosa non mi avrebbe spaventato di per sè. Armand the Vampire di Anne Rice da questo punto di vista era ben superiore, si avvicinava quasi ad un trattato di arte senza immagini, però se non altro le immagini che evocava servivano a creare atmosfera.  In molti punti, le descrizioni passo passo dei movimenti del protagonista e di quel che vedeva, erano eccessive. Salvo la parti riguardanti il personaggio di Isabella, un personaggio ben riuscito, che dà ironia e un barlume di buon senso nel mondo del protagonista.

L’autore non nasconde neanche le sue influenze per quelle che dovrebbero essere le sue scene macabre o situazioni di suspance. Son citati ad esempio Stoker ed Allan Poe. Senza troppa presunzione, direi però che deve rileggere le lezioni di Poe. L’effetto maggiore si raggiunge in racconti che si leggono in poche ore, una serata. Altrimenti l’atmosfera si perde, e la magia del racconto fantastico svanisce per lasciare posto solo ad una storia che manifesta tutte le sue incongruenze. Credo che sia successo questo in 600 pagine. Credo che da una serie di avvenimenti così articolati, un libro che si svolge come una indagine, ci si aspettasse qualcosa di più. Alcune scene sono ben costruite e d’effetto, ma si perdono nel tutto. La conclusione, affidata completamente al sovrannaturale, non soddisfa per nulla.

Forse non mi sono lasciata sconvolgere da quelli che volevano essere audaci discorsi religiosi.

Forse avevo già ampiamente letto la letteratura gotica e successori come Poe o Stoker, e non mi han colpito particolarmente le scene.

Forse avendo letto alcuni romanzi di Sherlok Holmes o della Christie, son rimasta delusa da questo libro che si svolge come una indagine, una ricerca di qualcosa che neanche il protagonista sa bene cosa sia, e non arriva a conclusione.

Ed il peggio, è che la trama di fondo ed alcune ambientazioni non sono neanche originali. Sì, è quasi un auto-plagio del suo precedente libro. Successone che non ho avuto la fortuna di leggere. Il filo di collegamento  è un luogo dove vengono “sepolti” i libri dimenticati. In comune i due romanzi hanno il fatto che il protagonista sia amante dei libri, alcuni personaggi e situazioni. E’ come se avesse deciso di sfruttare di nuovo la formula del suo precedente successo ed imbastirla con qualche elemento diverso. Cito dal libro, senza voglia di tradurlo “Un escritor nunca olvida la primera vez que acepta unas monedas o un elogio a cambio de una historia”. Forse lui lo ha ricordato fin troppo bene. Son convinta che la sua precedente opera La sombra del viento, meritava. Ne son certa perchè sicuramente era opera più genuina, e non riciclata come questa.

In conclusione, è un libro che tenta di creare atmosfera e mistero, mescolando diversi generi. Non soddisfa a mio parere nessun amante dei diversi generi in questione. Si lascia leggere, è ben scritto, ma delude nel finale. Tanto che non valeva la pena di arrivare a leggerlo.  Ovviamente questa è la mia opinione personale, come esisteranno invece tantissime persone che saranno invece rimaste affascinate da questo libro. Io non vi ho trovato nulla che mi abbia colpito, ed il finale mi ha completamente deluso.

Esami e voti random

settembre 24th, 2008

O, più che random, dovuti ad una serie di complessi fattori che sono fuori dal proprio controllo ed imprevedibili.

Dato che non l’ho raccontato e l’ho trovo abastanza divertente (o ridicolo), scrivo come è andato il mio ultimo esame-farsa.

Da premettere…un esame di spagnolo per cui era davvero preoccupata, sapendo, come i saggi, di non sapere lo spagnolo. Avevo studiato come una matta tutti i libri, ma parlare in spagnolo ed organizzare un discorso lì per lì non sarà mai semplice. E’ una lingua che ancora non riesco a farmi piacere. Inoltre, quello che ancor più mi precuupava, era che le due professoresse sono soggette a sbalzi d’umore. Ho visto giornate di interrogazioni finire con tutti bocciati, ed altre con 28 fisso per tutti. Sempre quelli bocciati la volta prima. E qui già sorge la domanda…ma se li hai bocciati 10 giorni fa, come fanno ora ad essere tutti da 28? Mistero.

Procediamo alla descrizione del simpatico programma. Per 5 crediti, bisogna sempre studiare la modica cifra di 5-6 libri, più 2 romanzi in lingua da leggere e riferire alla lettrice. Il tutto ovviamente da ripetere in spagnolo, anche se i libri erano in italiano.

Date le premesse, io ho il sacro terrore degli esami di spagnolo.

La prima parte dell’esame, consiste nel parlare dei romanzi che si è letto con la lettrice. Paradossalmente è la parte peggiore, perchè è molto più colloquiale, non ci si può preparare un discorso…e soprattutto la lettrice sente, la professoressa di lingua, non sempre sinceramente.  Qui, nervosa come ero, faccio a mio avviso parecchi errori. Mi corregge un passato coniugato male, e vabè. Ma il bello è dopo…non mi veniva assolutamente come si diceva “una casa molto ricca”…e dico “una casa molto ricca”. Esattamente in italiano. Apparentemente poco turbata dalla cosa, lei continua a farmi domande. Fortuna che il libro l’avevo letto davvero, a differenza di alcuni, perchè se ne è uscita con domande con “il capitolo si intitola così…perchè?”. Poi passa a farmi leggere una pagina intera. Non so minimamente cosa ho letto, sul serio, so solo che tipo macchinetta leggevo. Forse è l’unica cosa che ho fatto bene. Mentre ero interrogata, la professoressa chiede alla lettrice come era andata la ragazza che stava interrogando ora lei..e la risposta fu “insomma, gravi carenze di vocabolario” e la professoressa “e ritorna anche qui, si vede.”. Io vedo tanto il mio prossimo futuro in quelle parole.

All’esame con la professoressa, devo evidentemente ringraziare di aver frequentato un corso all’università dove ha fatto lezioni anche lei. Come ha visto il mio piano di studi “modificato” con gli esami di quel corso, mi si è messa molto amichevolmente a parlare, lamentandosi della Regione che non si sa che fine ha fatto fare agli attestati. Sì, a Dicembre 2007 abbiam fatto l’esame, gli attestati erano pronti, solo da firmare da chissà chi alla Regione. Quasi un anno è passato, e non se ne sa nulla.

Dopo questo breve interludio, passa ad interrogarmi. Prima domanda generica: parlami del libro di Tizio. Un libro di 400 pagine, preciso. Non sapendo bene da che parte iniziare, sparo po’ di concetti più o meno legati pur di parlare. So che non ho sbagliato molti termini, perchè ero lì che parlavo lentamente e pensavo ogni cosa prima di dirla. Altre 2 domande, che richiedevano invece una risposta più secca, altra domanda di collegament/ragionamento, a cui rispondo molto bene a quanto pare. Son le classiche domande su cui vado bene, a differenza di altri, perchè non riesco neanche volendo a studiare a memoria. Di solito molti davanti a queste domande non sanno che rispondere perchè sui libri non ci sono fondamentalmente. Comunque, visto che gli rispondo bene a questa, decide che può bastare…e si gira verso la lettrice. Panico, memore della sentenza data alla ragazza di prima.

La professoressa chiede come sono andata alla lettrice.

“Muy bien…un 28″.

EH?! Ma se ti ho parlato in italiano? Se ho sbagliato la metà dei tempi passati…e…una casa molto ricca, insomma! o_O Ma che…

Non lo so, magari sembra scema mentre invece segue anche le interrogazioni che fa la professoressa mentre si sente le sue. Non ne ho idea. So solo che trovo ridicolo che le ho parlato in italiano e lei dice “Muy bien”. Peggio ancora, io vengo interrogata da un’altra professoressa sul programma ed è lei a suggerire il voto. La professoressa in questione dopo uo sguardo al libretto (sì, si basa molto su quello), decide che 28 va bene. Io a dir poco accetto, ma sono ancora attonita dalla scenetta e dal voto.

Se non altro, ho passato il trauma di spagnolo. Mi sono convinta che non è importantissimo quanto ti ammazzi per studiare, quanto il loro umore e quanto ti sentono sul serio. Non ne vale la pena su certi esami di sapere tutto. Anche perchè sfido io a sapere 6 libri e 2 romanzi per 5 crediti. Paradossalmente gli esami in cui davvero devi sapere tutto hanno “solo” 2, massimo 3 libri. Mi pare ragionevole.

La caccia ai 12 libri e 4 romanzi per Gennaio è iniziata…

DeathIncarnated

settembre 7th, 2008

Chi è DeathIncarnated?

Mi sembra giusto doveroso ed ampiamente meritato annunciare l’apertura di un nuovo blog: wow.underealm.com.

Se avete interesse nel gaming, mmorpg, ed in WoW in particolare, entrate nel regno di DeathIncarnated.

Essendo l’autore un tipo molto professionale, a differenza di me, potete sicuramente aspettarvi contenuti interessanti. Ancor più  perchè non alla portata di tutti, visto che si tratta anche della beta della nuova espansione di World of Warcraft: The Wrath of the Lich King.

Personalmente, conoscendo anche altri blog dedicati all’argomento, ritengo che già il primo post non abbia nulla da invidiare. Anzi, come impostazione ed esposizione è avanti.

Non resta quindi altro che aspettare nuovi post, che non tarderanno a venire, sulle riflessioni ed imprese di DeathIncarnated il Warlock.

Estuans Interius

settembre 7th, 2008

Dopo mesi e mesi, mi son decisa che è il momento di premere su “Publish”.

Ho un brutto vizio, o abitudine, che è quello di scrivere e poi distruggere tutto ciò che ho scritto. Succede spesso, perchè scrivere, come una volta disegnare, sono spesso per me solo una forma di sfogo. Una volta buttata giù la bozza su notepad finivo sempre per dimenticarla o cancellarla. Perdeva un po’ di significato, e non mi andava più di pubblicare nulla.

Il motivo principale per cui alla fine non ho scritto più nulla però è un altro. Volevo associare ad ogni post un disegno. Nulla di speciale, anche solo dei piccoli disegni o bozze, per rendere più piacevoli i post (almeno nelle intenzioni) e per stimolarmi di nuovo a disegnare. Una cosa che mi manca parecchio.

Ne avevo anche preparati un paio. Uno l’ho visto uno un paio di giorni fa, ancora che aspetta di essere finito, l’altro credo sia disperso.

Vedere quel disegno senza viso definito mi ha un po’ toccato. L’unica cosa che infatti non mi piaceva come mi riusciva era il viso. Poteva venirmi benissimo e bellissimo, ma semplicemente non dava l’idea del personaggio che doveva rappresentare. Così è rimasto abbandonato per un po’, finchè ieri non ho deciso di recuperarlo. L’idea di base rimane carina, e viso somigliante o no, è un peccato che rimanga così. Quindi prima o poi si vedrà anche qui.

Avevo preso questo impegno con me stessa, un disegno per ogni post, ed il non riuscire a mantenerlo mi ha spinto molte volte a non pubblicare.

Non so se e quanto riuscirò a disegnare d’ora in poi, ma credo che in ogni caso ormai, se avrò qualcosa da scrivere, la scriverò.

In questi ultimi giorni mi sento un po’ stanca, un po’ piena di pensieri che mi tengono in apprensione e non so neanche bene cosa siano. Ieri son riuscita a rilassarmi un po’ stando a godermi il vento in balcone di sera. Non mi capitava da molto di poter stare da sola lì senza che nessuno guardasse o chiedesse che stavo facendo. Domanda lecita, ma anche po’ stupida. In effetti non faccio assolutamente nulla. Può sembrare strano a chi vede, ma si sta così bene e così in pace…

Vivo in una città piuttosto grande, ma ho la fortuna di essere in una zona il cui balcone sembra affacciare su una prateria. Ci pascolano persino le pecore al mattino. Ammetto che quello magari è meno piacevole quando si viene svegliati da belati di ogni tonalità, alcuni anche piuttosto arrabbiati. Ma alla sera c’è una tranquillità….si sentivano solo il vento e le foglie smosse, qualche cinguettio di tanto in tanto. Ed io me ne stavo in piedi lì in mezzo al balcone a sentire il vento attorno a me. Ci credo che a guardarmi mi avrebbero chiesto che stavo facendo. Se mi vedessi probabilmente mi sentirei piuttosto ridicola anche io. Ma non mi vedo, sto spesso anche ad occhi chiusi per quel che importa. Ho passato del tempo così, ho scoperto poi quasi un’ora, prima di decidermi a rientrare…ed essere assalita da un’ondata di caldo. Nonostante questo però stavo molto meglio. Credo sia importante non perdere il contatto con la natura. Siamo animali dopotutto. Qualcuno è una bestia, ma è un altro discorso.

Dopo questo blaterare senza senso passo a scrivere un post che ha invece più importanza.

PS: Ho scoperto dopo anni che alcuni versi di One-Winged Angel provengono dai Carmina Burana.

Thank You

febbraio 13th, 2008

chocoboQuesto blog è un regalo che non mi aspettavo, ma che ho adorato da subito. Perciò ci tengo ancora a ringraziare anche solo per averlo pensato… ed ancor di più per averlo poi realizzato in maniera così meravigliosa. Non era facile forse farmi piacere qualcosa che fosse in rosa. Invece più vedevo come diventava, più non vedevo l’ora di averlo finito. Sei riuscito a crearlo perfettamente come mi sarebbe piaciuto, senza che ti abbia detto nulla. Ma d’altronde hai un senso artistico di cui mi fido ciecamente, quindi ero convinta che sarebbe bastato lasciarti fare per avere un piccolo gioiellino. Che forse è  un po’ fuori dal tuo stile, ed avrei detto anche fuori dal mio… ma devo ricredermi perchè mi piace tantissimo.

A partire dalla carinissima idea di base, che io ho trovato molto dolce, adoro tutto di questo regalo. Grazie, perchè solo tu potevi pensarci e solo tu potevi realizzarlo.

E grazie anche e soprattutto per altri motivi… che son privati e non starò a scrivere qui =P

Cercherò di sfruttare al meglio questo spazio che mi hai preparato, anche se ho l’impressione di dover imparare parecchie cose xD